Informazioni generali su Novazzano
Stemma e bandiera
Nel 1953, anno centocinquantesimo dell’indipendenza ticinese, un’ordinanza cantonale stabiliva che tutti i Comuni del cantone dovessero avere un gonfalone, cioè una bandiera comunale riconosciuta ufficialmente.
Novazzano, come tanti altri comuni, non aveva un gonfalone, o meglio non l’aveva più. Mons. Grassi anche quella volta fu prezioso. Su un documento del 1569 si citava una speciale ordinanza comunale che decideva che “lo veltro” se deve redipengere su lo gonfalone dello Comuno”. Era quindi, forse da tempi assai antichi, “lo veltro” l’emblema novazzanese. Lo veltro, cioè il cane da corsa o levriero.
Il veltro apparve sul gonfalone fino al 1660, anno in cui si diede incarico al pittore Torriani di Mendrisio di riprodurre su stoffa nuova il tradizionale emblema. Ma il cane del Torriani non piacque e si pensò di eliminarlo, riducendo il gonfalone al semplice campo rosso.
Altri documenti attestanti che il veltro fece ulteriori comparse sulla bandiera, non ce ne sono. Quasi certamente non comparve più, la bandiera tutta rossa a poco a poco andò in disuso finché non se ne parlò più.
Perché proprio il veltro sia stato da antichi tempi l’emblema dei novazzanesi nessun documento lo dice. Può darsi che lo stemma dei signori “De Novazzano” portasse un cane e che quel simbolo, scomparsi i signori, sia stato adottato dalla comunità novazzanese quando raggiunse l’autonomia. Se così fu, ma per ora non lo si può accertare, bisogna dedurre che la memoria di quei signori non fu mai esecrata dai novazzanesi.
Che il cane fosse l’emblema novazzanese, lo ricorda anche il nomignolo che veniva attribuito nel passato ai novazzanesi. Tutti i comuni, o meglio la loro gente, aveva un soprannome, che generalmente veniva indicato in senso ironico, quasi dispregiativo. I novazzanesi erano indicati col nome di “cani”. E che quel nomignolo non venisse pronunciato in senso laudativo, lo attestano anche le innumerevoli sassate tirate da chi sa quante generazioni di ragazzi novazzanesi, contro i ragazzi dei paesi limitrofi che osavano chiamarli “cani di Novazzano”. Così, dopo tre secoli di oblìo, nel 1953 il Comune, trovandosi nella necessità di riavere il gonfalone, saggiamente riprese il motivo del veltro, di antica tradizione. Nel 1660 il cane del pittore Torriani non piacque e fu abolito. Duecentonovant’anni dopo, il veltro del Municipio di Novazzano, stilizzato dallo studio araldico del signor Cambin di Lugano, fu votato all’unanimità dal Municipio e dal Consiglio comunale e approvato dall’Autorità cantonale.
La bella bandiera che, su campo rosso rappresenta un veltro bianco rampante e con la testa rivoltata, fu solennemente inaugurata e benedetta dal fu allora Parroco don Alessandro Fattorini, padrino l’allora Sindaco di Novazzano signor Pietro Bernasconi, madrina l’allora signorina Maria Sylvia Bernasconi.
In data 25 febbraio 1969 per interessamento del Venerando Beneficio Parrocchiale veniva posto sulla fontana antistante il piazzale-posteggio un veltro in bronzo opera dello scultore Alberto Bogani.
La storia di Novazzano
La prima citazione storica del nostro Comune, di cui si ha notizia, risale all’875 d.C., in un documento che porta tale data è nominato il messo del Vescovo di Como “ser Baltardo de Nepotiano” : era questi un nobile della famiglia dei “De Novezano” che da noi dominò per lungo tempo.
Ma il villaggio di Novazzano doveva esistere molto prima di questa data, forse nel periodo in cui nell’Insubria – la regione dei laghi Lario, Ceresio e Verbano – provenienti dalla Toscana, giunsero gli Etruschi; questo villaggio, che la tradizione vuole si chiamasse “Azzano”, doveva sorgere al limitare della palude che nella zona bassa del nostro Comune si situava tra il corso della Roncaglia e quello della Faloppia; forse era solo un insediamento lacustre.
Nel 600 a.C., al popolo degli Etruschi si sovrapposero i Celti, meglio noti come Galli. Un tenue segno della presenza di questa popolazione l’abbiamo nel luogo che ancora oggi porta il nome di “Gall”; qui fino al XV secolo un cippo lungo la mulattiera che portava verso Coldrerio veniva nominato “limen” ma più spesso “Saxum in Gallos”. Pure a questo periodo dovrebbero risalire le due pietre con incise le parole “DIVI…” “MATR..” appartenenti sicuramente ad un tempio pagano, trovate nei prati della zona del “Paü”.
Nel 196 a.C. Claudio Marcello occupa la città di Como e con essa anche la nostra terra cade sotto il dominio dei Romani. Di essi sono rimaste la lingua e le denominazioni dei “Vicus” come “Vallis Runcaia”, “Saltrio”, “Boscarina”, “Poplice” o “Pobia”….; Ma la traccia più importante è il frammento di ara ritrovata a Castel di Sotto con l’iscrizione “TEMPLUM”.
Poi da Nord arrivano, nella valle del Po, i Longobardi: è il 518 d.C. Sotto il loro dominio sorsero numerosi castelli tra cui anche i due di Novazzano; “Castrum apud pontem”- sorgeva nella zona di Castellaccio – e “Castrum suptus Castellum” – a Castel di Sotto.
Due secoli e mezzo dopo, i Longobardi furono sconfitti da Carlo Magno. Nel 774 inizia il dominio dei Franchi, la diffusione del Cristianesimo e l’affermazione del feudalesimo. Il Sottoceneri con tutta la zona a occidente fino al Verbano e al Ticino, faceva parte della contea del Seprio.
È in questo periodo che compaiono i “De Novezano”, piccoli vassalli che scelgono il nostro villaggio, ormai ubicato a metà collina, come residenza e fissano i confini delle loro terre: esse occupavano un’area che si aggirava attorno ai 700 ettari (territorio di quasi 200 ettari più vasto dell’attuale superficie del nostro comune). L’ultimo dei “De Novezano” figura nel 1365 a Mendrisio come notaio.
Ma anche il Vescovo di Como possedeva dei diritti fondiari sul nostro territorio poiché essi furono confermati da Enrico III nel 1043 e nel 1055.
Nel 1499 il ducato milanese viene invaso dalle truppe del re di Francia ed anche la nostra regione dovette giurare sudditanza a Luigi XII.
Novazzano, e con esso tutto il Mendrisiotto nel 1512, cadrà sotto il governo dei landfogti confederati; il servaggio durerà fino al 1798 quando, sotto i colpi dei francesi, l’antica Confederazione crollerà ed il Mendrisiotto cesserà di essere un baliaggio.
Il 23 febbraio 1798 i cittadini di Novazzano, con quelli di Stabio, Ligornetto e Genestrerio, impugnarono le armi contro i Cisalpini.
Novazzano si stacca dalla Pieve di Balerna nel 1562 per diventare Parrocchia autonoma. Questo fatto dà un senso di libertà e di indipendenza agli uomini di Novazzano: “… et noi ringrazieremo lo signore Idio che con la gièsa cià fati homini”.
Nel 1663 si ebbe la “libberazione” del Comune, cioè la separazione dei beni fatta tra questi e la chiesa.
Siamo nel 1743 quando scoppia nel Comune un’epidemia di tifo; inizia quell’annuale funzione penitenziale che va sotto il nome di “voto di Boscherina”.
Nel 1745, su ordine del landfogto Bernhard Damian Sidler (1744-46) il Comune di Novazzano forma una milizia di 19 soldati, 2 caporali, 1 sergente.
Meno di quarant’anni dopo, nel 1779, è portata a termine la costruzione dell’odierna chiesa parrocchiale.
1782: il parroco Don Pietro Fontana “si offre per far imparare ai ragazzi novazzanesi a leggere e a scrivere”
Solo nel 1821 comincerà la scuola comunale: è docente Don Mansueto Niada.
Dopo la nascita della Repubblica e Cantone del Ticino nel 1803, tra gli avvenimenti importanti si citano le continue minacce dei francesi di annessione del Mendrisiotto al Regno Italico e lo “scandaloso” voto favorevole del Gran Consiglio ticinese avvenuto il 31 luglio 1812. La disastrosa campagna di Napoleone in Russia salvò Novazzano ed il Mendrisiotto tutto.
1817: si registrava nel Comune la seconda epidemia di tifo.
Nel 1825 viene introdotto un elementare servizio medico: ne è incaricato il dottor Donato Gamba di Bizzarone (Italia).
Di nuovo, nel 1836, scoppia sul territorio un’epidemia di colera.
Si verificano, nel 1846, i termini di confine sul territorio comunale con il Regno Lombardo Veneto.
1853: si costruiscono diversi acquedotti per procurare lavoro ai nostri emigranti espulsi dalla Lombardia in seguito al fallito tentativo mazziniano di insurrezione.
Verso la fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1917 scoppia una nuova epidemia: si tratta di grippe.
Questo succedersi di epidemie, certamente più numerose di quanto indicato sopra, la dice lunga sulla precarietà dell’igiene, sulla mancanza di farmaci efficaci e di assistenza medica.
1939 – 1945: Seconda Guerra Mondiale: Novazzano accoglie e dà ospitalità, nella vecchia casa parrocchiale, ai profughi ebrei che, provenienti da Ronago, attraversano il confine.
1941: si costituisce nel Comune il Consiglio Comunale.
1945: termina la Seconda Guerra Mondiale.
All’inizio degli anni ’50, dapprima lentamente poi con un ritmo sempre più pressante, Novazzano subisce una radicale trasformazione: da Comune a vocazione prettamente agricola, si trasforma in zona residenziale, con la maggior parte della popolazione impiegata nel terziario: al rapido sviluppo edilizio, segue l’aumento demografico; si potenziano l’acquedotto e le sue sorgenti, si creano nuove strade e si ripristinano le esistenti; si costruisce il nuovo centro scolastico; si amplia a due riprese l’asilo infantile, si crea una zona artigianale nella piana tra il piede della collina e il canale della Roncaglia; si restaura la Chiesa parrocchiale.
Il volto del paese subisce un rilevante cambiamento.
9 settembre 2007: inaugurazione della nuova casa comunale.
Si noti che attualmente Novazzano dispone di più di 1’500 posti di lavoro.
Fonti e libri consultati:
– Mons. Carlo Grassi. Notizie su Novazzano, inedito
– Mo. Renato Zariatti, Briciole di storia novazzanese, Parrocchia di Novazzano, 1971
– Mo. Tarcisio Bernasconi, Briciole di storia novazzanese II, Municipio di Novazzano, 1991
– Ing. Oscar Camponovo, Sulle strade regine del Mendrisiotto, Edizioni Casagrande, Bellinzona, 1969
– Paul Schafer, Il sottoceneri nel Medioevo, Scuola Politecnica Federale, 1954
– Avv. G.Rossi e Prof. E. Pometta, Storia del Canton Ticino, Tipografia Editrice Lugano, 1941
– Dip dell’Interno, Il libro del cittadino, Centro Cant. degli stampati, Bellinzona, 1948